Alimentazione e Naturopatia

La Naturopatia promuove lo stile di vita più adatto per ciascuno a mantenere e migliorare il suo stato di salute e benessere globale. Vediamo poche semplici regole per rendere più salutare la nostra alimentazione:

Le basi fondamentali per il mantenimento e il raggiungimento di un buono stato di salute prevedono, oltre ad un sano stile di vita, un’alimentazione corretta, in grado di apportare tutti i componenti nutritivi necessari per le funzioni del nostro organismo.


La Naturopatia, riconosce nell’alimentazione naturale il principio base per un percorso di un sano e salutare stile di vita, nonché metodo alla base di tutte le discipline praticate, sia per ottimizzare l’effetto dei diversi rimedi naturali, sia per un mantenimento duraturo di un buono stato di salute.

In Naturopatia non esiste una dieta per i diversi disturbi che si presentano (colesterolo, ipertensione, osteoporosi, tendenza al sovrappeso, etc…), ma esite un’alimentazione naturale e mirata che tiene conto di questi squilibri e delle singole caratteristiche e necessità di una persona.

Alla base delle consulenze, siano esse per i disturbi più comuni, o per riequilibrio della sfera psico-emotiva, si prevedono sempre suggerimenti e consigli per una sana e corretta alimentazione, elemento comunque fondamentale per il raggiungimento di un buono e completo stato di salute.

Il Piano Alimentare Personalizzato e’ un programma di alimentazione naturale che risponde alle diverse esigenze individuali: costituzione, età, peso, lavoro, predisposizione, attività fisica, energia, gusti e preferenze. Pone l’attenzione alla persona, alla sua unicità, al suo modo di vivere e alle sue caratteristiche fisiche e psichiche, permettendo di sviluppare un programma individuale mirato per ogni singolo caso.

Il Piano Alimentare Personalizzato permette di ritrovare benessere, buonumore e linea in modo naturale, guadagnandoci in salute e mantenendolo nel tempo!

 

Intolleranze alimentari: cosa sono

Cefalea, sonnolenza, ansia, stipsi, gonfiori, infezioni: spesso la causa dei disturbi che ci affliggono si nasconde nelle abitudini alimentari

Capita a volte, pur senza essere affetti da una malattia precisa, di soffrire di disturbi ricorrenti e persistenti di cui non si riesce a venire a capo: gonfiori, capogiri, cefalea, stanchezza cronica, dermatiti o improvvisi cambiamenti di peso, ma anche astenia, insonnia, forme lievi di depressione. La causa potrebbe essere un’ intolleranza alimentare, fenomeno che negli ultimi anni si è ingigantito in maniera esponenziale: studi europei stimano una percentuale di incidenza delle intolleranze intorno al 13% nei bambini e al 10% negli adulti.

È l’intestino che si ribella ai cibi “sbagliati” 

Le persone che sono affette da intolleranze accusano disturbi per anni, provando ogni tipo di cura senza accorgersi che tutto può dipendere da un certo alimento non gradito al loro metabolismo. L’ intolleranza può essere dunque il sintomo di una reazione dell’organismo a cibi comuni, insospettabili, ma che costituiscono uno stimolo tossico capace di dare luogo a numerosi problemi. Quando questi cibi sono assunti a lungo e in quantità elevate, creano un accumulo di sostanze sgradite che danno luogo ai vari disturbi. L’organo coinvolto in questo processo è in primo luogo l’intestino, che recepisce alcuni cibi come “tossici”, coinvolge il sistema immunitario e scatena le reazioni infiammatorie.

Distinguere allergie e intolleranze
Le allergie sono la risposta del sangue a una sostanza estranea 
Le allergie sono la reazione improvvisa e acuta dell’organismo (in particolare del sangue) a determinate sostanze irritanti (detti “allergeni”) presenti in pollini, profumi, polveri, vaccini, ma anche in alcuni cibi, come latte, uova, crostacei e molluschi, frutti di bosco, pomodori, banane, kiwi. L’allergia è scatenata dalla presenza nel sangue di speciali anticorpi, le IgE: se questi anticorpi entrano in contatto con gli allergeni, possono provocare manifestazioni fisiche immediate e violente.
I sintomi: si manifestano in modo violento e sono di tipo cutaneo e/o respiratorio.
La diagnosi: prevede esami del sangue e test cutanei, come Patch Test, Rast e Prick Test.

Le intolleranze sono la reazione dell’intestino a certi cibi
Le intolleranze alimentari sono una reazione lenta, subdola e progressiva dell’intestino che non tollera l’ingestione massiccia di certi cibi, come ad esempio il grano, i latticini, le uova, ecc. A differenza delle allergie, le intolleranze si manifestano gradualmente e non in modo violento, e sono sempre associate alla quantità dell’alimento che viene ingerita.
I sintomi: non si manifestano subito dopo l’ingestione del cibo ma possono affiore col tempo. Sono soprattutto problemi gastrointestinali, dermatologici o respiratori.
La diagnosi: si effettua con esami specifici, come il Dria Test e il Vega Test. Molto utile è la dieta di eliminazione: evidenzia se i sintomi si attenuano togliendo il cibo sospetto.
E ora, valuta da solo se sei un tipo intollerante
Leggi qui sotto, annota i tuoi sintomi e scopri se sei a rischio 
Ti elenchiamo qui sotto i sintomi più comuni delle intolleranze alimentari: se ne hai più di 5, potresti essere un soggetto a rischio.

Sintomi organici
Afte
Artrite
Asma
Cefalea
Coliche
Diarrea
Dolori muscolari
Dimagrimento o ingrassamento eccessivi e improvvisi
Gas intestinali
Intestino irritabile
Nausea e vomito
Sinusite
Stipsi

Sintomi epidermici
Acne
Cellulite
Eczema
Dermatite atopica
Orticaria
Ritenzione

Sintomi psicosomatici
Ansia
Depressione
Disturbi del sonno
Sindrome premestruale
Stanchezza cronica

I cibi comuni che possono causare intolleranze
Le intolleranze nascono dal consumo eccessivo di cibi che piacciono a tal punto da non poterne fare a meno, e verso i quali si è sviluppata una vera e propria dipendenza psicofisica. Perciò in tali casi, come primo rimedio è opportuno evitare di mangiare gli stessi cibi tutti i giorni, e fare attenzione a quelli che piacciono troppo. Ricordiamo inoltre che qualsiasi alimento, consumato spesso e in dosi massicce, può risultare intollerato, soprattutto dopo un periodo di stress o una malattia, situazioni che affaticano sia l’intestino che le difese immunitarie.

Grano
Le cause

Essere intolleranti al grano (o frumento) non significa essere celiaci, cioè intolleranti al glutine (la proteina contenuta nel grano). Le persone intolleranti al grano soffrono non a causa del glutine, ma perché sono intolleranti a tutte le componenti di questo cereale.
I sintomi 
Gonfiore addominale, disturbi gastrici, difficoltà digestive; a volte, eruzioni cutanee, improvvise variazioni di peso, ritenzione.
I cibi a rischio 
Pane e prodotti da forno, corn flakes, pizza, carne e verdure impanate, dolci, birra, whisky e gin.

Latte e latticini
Le cause 
L’ intolleranza al latte e ai latticini può essere di due tipi: al lattosio, quando cioè l’intestino è incapace di assorbire questo zucchero complesso che si trova nel latte, o alle proteine del latte, tipica dei bambini.

I sintomi
Dolori addominali, gonfiore, meteorismo e colite. In rari casi si notano perdita di peso e malassorbimento.
Gli alimenti no 
Latte vaccino, latte di capra o di pecora, di bufala, latticini freschi, gelati, panna e tutti i dolci, i biscotti, le zuppe, le creme e le salse contenenti latte.

Lieviti 
Le cause 
I lieviti di birra o di pane usati per consentire ai prodotti a base di farina di inglobare aria e di diventare soffici spesso vengono mal assorbiti dall’intestino, che tende a gonfiarsi, a non metabolizzare i principi nutritivi e ad evacuare in modo irregolare.
I sintomi 
Disturbi gastrointestinali e eruzioni cutanee.
I cibi da evitare 
Pane, pasta da pane, pizza, brioches, pasticcini, torte, birra, sidro, ma anche formaggi fermentati, panna acida, salsa di soia, funghi, integratori a base di lievito.

Uova 
Le cause 
L’ intolleranza alle uova può essere scatenata dall’albume o dal tuorlo (e questo si può essere verificato con i test alimentari sulle parti separate) o anche dall’uovo intero.

I sintomi
Crampi, gonfiori, disturbi digestivi, spesso accompagnati da eczemi, dermatiti, afte, acne e – talvolta – anche da disturbi respiratori.
Cosa non mangiare 
Tutti i cibi preparati con le uova: maionese, pasta all’uovo, ravioli, prodotti precotti o piatti pronti che contengono impanature, torte, gelati, budini, creme industriali.ó

Frutta secca e soia
Le cause 
Anche le noci, le nocciole, le arachidi, i semi oleosi e la soia possono rilasciare a livello intestinale sostanze che col tempo irritano la mucosa digestiva e provocano fenomeni di malassorbimento e la secrezione di una sostanza irritante, l’istamina.
I sintomi 
Cattiva digestione, fermentazione intestinale, dermatiti.
Devi rinunciare a… 
Noci, nocciole, arachidi, mandorle, anacardi e tutti i prodotti industriali che contengono gli oli estratti da questi cibi. La soia compare come ingrediente in molti alimenti, come gelati e yogurt di soia, tofu, hamburger vegetariani e cioccolata.

Dieta alcalina

La dieta alcalina privilegia l’assunzione di alimenti alcalini – come vegetali, frutta fresca, tuberi, noci e legumi – limitando gli alimenti acidi, come cereali, carni e formaggi; sono inoltre sconsigliati alcolici, bevande gassate tipo cola e cibi molto salati.
La dieta alcalina si basa sulla considerazione che un’alimentazione ricca di cibi acidi finisce col disturbare il bilancio acido-base dell’organismo, promuovendo la perdita di minerali essenziali, come il calcio ed il magnesio contenuti nelle ossa. Tali alterazioni favorirebbero la comparsa di un’acidosi cronica di grado lieve, che a sua volta sarebbe un fattore predisponente per alcune malattie e per un senso di malessere generale.
La dieta alcalina consiglia di consumare ogni giorno il 70-80% di alimenti alcalini ed il 20-30% di alimenti acidi. Tale modello alimentare è nettamente più vicino a quello seguito dall’uomo fino alla scoperta dell’agricoltura rispetto all’attuale.

Come stabilire quando un elemento è acido?

L’acidità di un alimento non si misura allo stato fresco, ma sulle ceneri (minerali) che rimangono dopo la combustione. Queste sostanze inorganiche, quindi non metabolizzabili, possono comportarsi come acidi o basi, e come tali partecipare al mantenimento del normale pH organico.
Il limone, ad esempio, ha un pH molto basso, legato all’abbondante presenza di acido citrico; viene comunque considerato un alimento alcalino perché le sue componenti acide hanno natura organica e come tali vengono facilmente metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi permangono più a lungo.
Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo zolfo, il fosforo ed il cloro, mentre i cibi ricchi di sodio, potassio, magnesio e calcio sono considerati alcalini.

Acidità dell’organismo

Il nostro sangue è leggermente alcalino ed in condizioni normali il suo pH varia tra 7,35 e 7,45. Il mantenimento di questi valori è dato dal sottile equilibrio tra produzione ed escrezione di sostanze alcaline ed acide, a cui partecipano soprattutto i reni ed i polmoni. Il meccanismo respiratorio elimina o trattiene acido carbonico sotto forma di anidride carbonica, aumentando o diminuendo rispettivamente il pH ematico, mentre quello renale elimina o trattiene H+ e tamponi.

Indipendentemente dalla dieta, il normale metabolismo genera ogni giorno enormi quantità di acidi volatili (eliminati con la respirazione) e fissi (eliminati dal rene). Oltre ai sistemi omeostatici già descritti, intervengono altri meccanismi biologici chiamati sistemi tampone, capaci di neutralizzare efficacemente parte degli acidi. Tra questi, il principale è il sistema acido carbonico/bicarbonato di sodio. Non a caso quest’ultimo viene talvolta assunto dagli atleti con lo scopo di tamponare l’acidosi indotta dal meccanismo anaerobico lattacido e prolungare la tolleranza alla fatica. Non è casuale nemmeno il fatto che durante tale sforzo l’organismo aumenti la ventilazione polmonare con lo scopo di eliminare l’eccesso di anidride carbonica, quindi indirettamente di ioni idrogeno dati dalla dissociazione dell’acido carbonico.
Soltanto in circostanze straordinarie, la produzione di metaboliti acidi può crescere a tal punto da determinare acidosi; ciò accade, per esempio, durante una severa anaerobiosi (ad esempio in seguito ad un collasso cardiocircolatorio), che origina quantità di acido lattico talmente elevate da rendere insufficienti i normali meccanismi omeostatici. Un’altra causa di acidosi è la cosiddetta chetosi, che si verifica in seguito ad un eccessivo catabolismo dei lipidi e di alcuni amminoacidi; tale condizione è tipica del diabete mellito scompensato (chetoacidosi), ma anche del digiuno prolungato e di una dieta cronicamente basata sulla riduzione estrema dell’apporto glucidico a favore di grassi e proteine (fortemente chetogenica).
I sintomi dell’acidosi acuta comprendono letargia, palpitazioni, nausea, vomito, mal di testa, stupore e coma; l’acidosi cronica si accompagna ad un maggior rischio di fratture ed osteoporosi.
Più rare, ma pur sempre possibili, sono le condizioni di alcalosi metabolica, che si accompagnano a crampi, spasmi muscolari, irritabilità ed ipereccitabilità. Sono generalmente dovute al vomito o all’ingestione eccessiva di alcani.
Valori ematici di pH inferiori a 6,8 e superiori a 7,82 non sono compatibili con la vita.

La dieta alcalina è una dieta basata principalmente sull’assunzione di cibi alcalini per mantenere il pH del corpo tra i valori di 7.35 e 7.45.
Secondo gli esperti infatti, la dieta alcalina non si limita a far perdere peso ma diminuisce anche la possibilità di malattie cardiache, l’insonnia, migliora l’umore e la memoria, aiuta a controllare gli ormoni e, come se non bastasse, rende i capelli, le unghie e i denti più forti.
Come funziona
La dieta alcalina si basa sulla teoria che, dato che il nostro sangue è leggermente alcalino, anche la nostra dieta dovrebbe esserlo. La maggior parte di noi invece mangia troppo spesso cibi ad altà acidità (carne, pasta, riso,) che alterano l’equilibrio alcalino naturale e causano obesità e malattie.

La nutrizionista ElisabethPhillips dichiara: “Si tratta di mantenere l’equilibrio naturale: lo scopo della dieta alcalina non è abolire tutti i cibi acidi, come la carne e certi cereali, ma assicurarsi di mangiare tutto in modo equilibrato, in particolar modo generose porzioni giornaliere di cibi alcalini, come la verdura. Bisognrerebbe tuttavia ridurre al minimo l’assunzione di zucchero, alcol e caffeina”.
Chi segue una dieta alcalina seria assume per il 70% cibi alcalini e per il 30% cibi acidi. Non è previsto nessun tipo di restrizione calorica o calcolo delle calorie.
Tutto sulla dieta!
I risultati
Sebbene questa dieta non abbia nessun fondamento scientifico, anche gli esperti ammettono che i risultati fisici ottenuti sono piuttosto sorprendenti. Le donne che la seguono si sentono molto più energiche e ottimiste e anche la loro pelle appare più bella (è stato dimostrato che i cibi acidi, in particolar modo lo zucchero, contribuiscono ad un invecchiamento precoce della pelle, che si manifesta con rughe e una tonalità opaca). Dal momento che anche gli organi interni del nostro corpo invecchiano, questo tipo di alimentazione potrebbe migliorare anche rigidità delle articolazioni, artrite, mal di testa e mal di schiena.
Per quanto riguarda la perdita di peso, la dieta alcalina si basa sull’assunzione di cibi che sono poco calorici e aiutano il sistema digestivo a lavorare meglio. La perdita di peso avviene grazie a una dieta molto salutare ed equilibrata che prevede l’assunzione di grandi quantità di frutta e verdura e quantità ridotte di grassi e zuccheri.

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